Con questo contributo, Costantino Del Riccio, Presidente del Comitato consultivo della Fondazione Insigniti OMRI per la Comunicazione Istituzionale, nonché ex dirigente dell’Ufficio Stampa del Quirinale, offre una riflessione approfondita su dieci anni di messaggi di fine anno del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Con una carriera trentennale al servizio delle istituzioni, Del Riccio ha avuto il privilegio di assistere e interpretare le parole del Capo dello Stato, che dal 2015 al 2024 ha costantemente dialogato con i cittadini italiani, affrontando temi cruciali per il futuro del Paese. Nel corso di questo decennio, i messaggi di Mattarella sono diventati un appuntamento imprescindibile per gli italiani, offrendo riflessioni sulle sfide sociali, economiche e politiche più rilevanti, dalla disuguaglianza economica alla lotta contro il terrorismo, dall’immigrazione alla pandemia da Covid-19. Il Presidente ha utilizzato questa tradizione annuale per non solo fare un bilancio dell’anno che si conclude, ma anche per orientare il Paese verso la coesione sociale, il dialogo e la solidarietà.”
La sera del 31 dicembre, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, si rivolgerà agli italiani con il tradizionale messaggio di fine anno, un appuntamento che dal 1949 è sempre stato carico di aspettative. Sarà il decimo discorso dal suo insediamento al Quirinale, un’occasione speciale per dialogare con i cittadini.
Sin dal suo primo mandato, Mattarella ha utilizzato questo momento per andare oltre il semplice bilancio dell’anno trascorso, affrontando questioni sociali ed economiche che toccano la vita degli italiani. I suoi interventi, sempre caratterizzati da un approccio sobrio e istituzionale, hanno trasmesso un messaggio di speranza senza però minimizzare la complessità delle sfide da affrontare.
Temi come il lavoro, i giovani, l’istruzione, l’immigrazione e la sicurezza hanno spesso trovato spazio nei suoi interventi, insieme a un richiamo ai valori della solidarietà e della coesione sociale. Negli anni più recenti, il Presidente ha dato rilievo a temi come la pandemia da Covid-19 e la lotta ai cambiamenti climatici, sempre più centrali nell’agenda globale.
Nel suo primo discorso di fine anno, nel 2015, non esitò a indicare il lavoro come la questione centrale per il Paese. Pur riconoscendo segnali di ripresa, rimarcò le persistenti difficoltà quotidiane di molte famiglie. L’attenzione rivolta ai giovani e alle disparità Nord-Sud emerse come un tema chiave, ponendo le basi per un discorso che, anno dopo anno, si sarebbe focalizzato sull’importanza di interventi strutturali per ridurre i divari territoriali e generazionali.
Il Presidente, nello stesso 2015, affrontò la questione delle disuguaglianze economiche, richiamando la necessità di contrastare l’evasione fiscale, che era stimata in 122 miliardi di euro. Un altro argomento presente nel discorso fu il cambiamento climatico. Mattarella ne evidenziò le gravi implicazioni, auspicando un mutamento nei comportamenti individuali e un rafforzamento delle politiche collettive.
La sostenibilità ambientale assunse un ruolo sempre più centrale negli interventi del Presidente. Nel 2019, rilevò come le scelte ecologiche rappresentassero un’opportunità per lo sviluppo economico, delineando la visione di un’Italia proiettata verso un futuro sostenibile.
I primi anni del suo mandato furono segnati da eventi tragici che scossero l’Europa, come gli attacchi terroristici alla redazione di Charlie Hebdo e al Bataclan di Parigi, dove perse la vita l’italiana Valeria Solesin. Questi drammatici episodi lasciarono un segno profondo nel Presidente, che condannò con fermezza il terrorismo fondamentalista, denunciando la violenza che colpiva il cuore delle città europee.
Mattarella ha più volte auspicato la conclusione dei conflitti che alimentano migrazioni forzate, spingendo milioni di persone a fuggire dalla guerra e dalla fame. Nei suoi discorsi, ha esortato gli italiani a contrastare odio e paura, ricordando che sicurezza e solidarietà non possono essere disgiunte, e ribadendo l’importanza dell’accoglienza come valore fondante di un Paese come l’Italia.
L’immigrazione è stata un tema ricorrente nei discorsi di fine anno, affrontato sempre con equilibrio e profondità. Già nel 2015, Mattarella aveva descritto il dramma dei migranti spinti dalla disperazione a intraprendere viaggi drammatici per cercare una vita migliore. Nel 2016, condannò l’equazione tra immigrato e terrorista, invitando a superare i pregiudizi e a costruire ponti di dialogo. Nel corso degli anni, ha rimarcato la necessità di politiche capaci di favorire una reale integrazione, ricordando, altresì, che chi vive in Italia deve rispettarne le leggi e la cultura.
Sempre nel 2016, Mattarella affrontò con fermezza un tema di drammatica attualità: la violenza di genere. Definì questo fenomeno, in preoccupante crescita, una ferita insopportabile per la società italiana. Con toni decisi richiamò l’attenzione sul tragico numero di donne vittime di femminicidio, uccise da mariti o compagni, sollecitando una riflessione collettiva e una responsabilità condivisa nel combattere tali violenze. Questo appello si sarebbe ripetuto spesso nei suoi discorsi.
La pandemia da Covid-19 segnò un punto di svolta per il mandato presidenziale. Nel 2020, Mattarella descrisse l’anno come un anno “terribile”, segnato da perdite umane drammatiche e da conseguenze devastanti per la vita degli italiani. Fece appello alla responsabilità collettiva, evidenziando che la vaccinazione non era solo uno strumento di protezione personale, ma un gesto di solidarietà civica per il bene comune. Ribadì l’importanza della scienza e della coesione sociale, evidenziando come la crisi pandemica avesse reso evidente il valore delle relazioni umane e della solidarietà.
Nel 2021, in quello che sembrava essere il suo ultimo messaggio prima della fine del mandato, Mattarella si rivolse ai giovani, rimarcando le difficoltà che stavano affrontando, dalla precarietà lavorativa all’accesso all’istruzione. Con toni incoraggianti, li invitò a non perdere la speranza e a diventare protagonisti del proprio futuro. Parlò anche di innovazione e modernità, facendo notare che non devono essere temute, ma guidate con responsabilità e visione.
Nel primo discorso dopo la rielezione, nel 2022, enfatizzò un traguardo significativo per il Paese: per la prima volta, una donna era alla guida del governo, un risultato che definì espressione di una democrazia matura e in evoluzione. Nello stesso intervento, affrontò la complessità della guerra in Ucraina, condannando l’aggressione russa e richiamando l’attenzione sulla necessità del dialogo come unico strumento per costruire una pace stabile e duratura.
Nel 2023, le giovani generazioni tornarono al centro delle sue riflessioni. Mattarella le indicò come simbolo di una crescente sensibilità verso le questioni ambientali, ma al contempo riconobbe le difficoltà che affrontano in un contesto socio-economico instabile.
I discorsi di Sergio Mattarella, dal 2015 al 2023, hanno saputo collegare le esperienze del passato con le speranze per il futuro, invitando gli italiani a riflessioni profonde e a un impegno condiviso. Il Presidente ha spesso ricordato che, sebbene la strada da percorrere sia lunga, il dialogo e la volontà di affrontare insieme le difficoltà rappresentano le chiavi per costruire un’Italia migliore.
Un elemento distintivo del suo stile comunicativo è stata la scelta innovativa di ambientare i messaggi in luoghi non di rappresentanza, come il salotto dell’appartamento privato, il Belvedere inferiore del Torrino, la Palazzina alla Vetrata e la Sala della Musica. Questa scelta ha contribuito a ridurre le distanze tra le istituzioni e i cittadini, con una progressiva riduzione della visibilità della scrivania durante i suoi interventi.
Negli ultimi anni, il Presidente si è rivolto agli italiani stando in piedi, un gesto simbolico che evidenzia la volontà di un dialogo diretto e immediato. La scenografia, sobria ma curata, riflette il suo stile istituzionale: il tricolore, la bandiera dell’Unione Europea, lo stendardo presidenziale e la Costituzione, costantemente presente come riferimento ideale e concreto.