Con questo contributo, Costantino Del Riccio, Presidente del Comitato Consultivo della Fondazione Insigniti OMRI per la Comunicazione Istituzionale, offre un’analisi approfondita e ben articolata sull’evoluzione del ruolo del Presidente della Repubblica, mettendo in luce l’importanza simbolica e mediatica dei suoi messaggi di fine anno. Un intervento che arricchisce la riflessione sulla comunicazione istituzionale e il suo impatto sul legame tra le istituzioni e i cittadini.

“Il messaggio di fine anno del Presidente della Repubblica non è previsto dalla Costituzione italiana, ma nel tempo ha assunto un grande valore simbolico, creando un legame diretto tra la più alta carica dello Stato e i cittadini. Si è così trasformato in uno dei momenti più significativi della vita politica del Paese, con una forte valenza mediatica.

Ogni Presidente pronuncia, durante il mandato, sette messaggi di fine anno. Ci sono però alcune eccezioni: Luigi Einaudi si fermò a sei, non avendo inviato un messaggio alla fine del 1948, e Antonio Segni ne pronunciò solo due, dimettendosi nel 1964 per motivi di salute.

Una situazione diversa riguarda i Presidenti Napolitano e Mattarella, che, essendo stati rieletti dal Parlamento, hanno pronunciato più di sette discorsi di fine anno. Napolitano ne ha pronunciati nove, e anche Mattarella ne ha pronunciati nove, ma quest’ultimo potrebbe superare ogni record concludendo il suo mandato nel gennaio del 2029.

Entrambi hanno pronunciato un discorso di fine anno al termine del “primo settennato”: Napolitano nel 2013 e Mattarella nel 2021.

Giuseppe Saragat, insediatosi il 29 dicembre del 1964, parlò per la settima volta quando mancava quasi un anno alla scadenza naturale del mandato. La stessa circostanza riguardò il suo successore, Giovanni Leone, che giurò il 29 dicembre del 1971. In effetti, entrambi i Presidenti si rivolsero al Paese contestualmente al loro insediamento.

Il Presidente Leone, come sappiamo, non portò a termine il settennato, lasciando la carica con sei mesi e quindici giorni di anticipo.

Luigi Einaudi, nel 1949, fu il primo Presidente a inviare gli auguri agli italiani tramite la radio. Lo stesso anno lo fecero anche i Presidenti di Francia e Germania. Einaudi passò dalla radio alla televisione nel 1954. Il 31 dicembre del 1949, il Presidente pronunciò un messaggio breve, di sole 148 parole, un augurio essenziale e conciso.

Una situazione particolare si verificò quello stesso fine anno durante la trasmissione radiofonica “Buon anno ovunque tu sia”. Il conduttore chiese anche un pensiero di augurio alla moglie del Presidente, Donna Ida, che rispose brevemente, esprimendo vicinanza “specie alle mamme e ai bambini”. Fu la prima volta che una donna parlò dal Quirinale a tutti gli italiani, e rimase l’unica.

Donna Ida apparve anche nel 1950 nel primo cortometraggio dedicato a Einaudi, intitolato “La giornata del Presidente”, che può essere considerato il primo tentativo di comunicazione istituzionale per rendere il Presidente della Repubblica più vicino ai cittadini.

All’epoca, i messaggi erano generalmente due: uno rivolto agli italiani e l’altro ai connazionali all’estero. Nel 1951, Einaudi, rivolgendosi agli italiani all’estero, espresse il suo ringraziamento per quanto “ognuno aveva fatto per il bene dell’Italia”, facendo riferimento alla mobilitazione degli italiani in Nord America per inviare aiuti e farina per la ricostruzione.

Nella prima fase della vita della Repubblica, i messaggi si limitavano ad auguri e considerazioni generali. Per brevità, i primi cinque posti per lunghezza dei messaggi appartengono a Luigi Einaudi.

Con la presidenza di Sandro Pertini, i discorsi iniziarono a dilatarsi in lunghezza, stabilizzandosi successivamente tra le 2000 e le 2200 parole. I messaggi più lunghi furono quelli di Oscar Luigi Scalfaro, che nel 1997 pronunciò un discorso di 4912 parole, durato quaranta minuti.

Nel 1994, sempre con Scalfaro, si registrò per la prima volta un esplicito riferimento alle polemiche tra il Capo dello Stato e il Capo del Governo, in seguito alla crisi del governo Berlusconi e alla nascita del governo Dini.

I discorsi di Francesco Cossiga, nel 1990 e nel 1991, furono caratterizzati da un forte contrasto: il primo, di 3542 parole, durò mezz’ora ed è stato il più lungo del settennato, mentre il secondo, un “non messaggio”, durò solo tre minuti ed era composto da 418 parole, con la sibillina affermazione “mi sembra meglio tacere”.

I messaggi del Presidente Ciampi richiamavano sempre i simboli più significativi della nostra identità nazionale, dal tricolore all’inno di Mameli, rievocando il nesso ideale che lega il Risorgimento alla Resistenza, alla Repubblica e ai valori sanciti dalla Costituzione.

I Presidenti della Repubblica hanno tradizionalmente parlato agli italiani dallo Studio della palazzina di Ferdinando Fuga o da quello alla Vetrata, utilizzato per le Consultazioni per la formazione del Governo o per ricevere i Capi di Stato ospiti al Quirinale.

Con Sandro Pertini, la scenografia cambiò: il Presidente abbandonò la scrivania e si spostò in poltrona, con la sua inseparabile pipa. L’idea di parlare senza barriere sembrava essere la sua principale preoccupazione.

Oscar Luigi Scalfaro, nel 1997, fu il primo Presidente a parlare seduto in poltrona, dal salottino del suo appartamento al Quirinale. Carlo Azeglio Ciampi e Giorgio Napolitano, al contrario, tornarono alla più istituzionale scrivania, come i Presidenti del passato.

Il Presidente Sergio Mattarella ha introdotto innovazioni, lasciando la scrivania sullo sfondo, cercando di ridurre le distanze tra le istituzioni e i cittadini. Ha anche utilizzato nuovi luoghi del Quirinale, come il salotto dell’appartamento privato, il Belvedere inferiore del Torrino, il piano terra della palazzina alla Vetrata, la Sala della Musica, e in alcune occasioni si è rivolto agli italiani stando in piedi. La scenografia è sempre sobria, con il tricolore, la bandiera dell’Unione Europea, lo stendardo presidenziale, una decorazione natalizia e la Costituzione come punto di riferimento.

Secondo i dati Auditel, disponibili dal 1987, i messaggi di fine anno sono seguiti mediamente da 10-15 milioni di italiani, con uno share sempre molto alto.

Un’analisi del contenuto dei messaggi consente di cogliere i cambiamenti nella politica italiana e, contemporaneamente, l’evoluzione del linguaggio istituzionale.

Non possiamo concludere senza fare un cenno alla “Struttura Rai Quirinale”, che dal 1997, con grande professionalità, cura la messa in onda dei messaggi di fine anno e dei principali eventi che coinvolgono il Presidente della Repubblica.”

Costantino Del Riccio