Il 10 febbraio, in occasione del Giorno del Ricordo, si celebra la tragedia degli italiani e delle vittime delle foibe, dell’esodo giuliano-dalmata e delle persecuzioni nel secondo dopoguerra.
Questo evento, istituito nel 2004, ha avuto un ruolo fondamentale nel far conoscere e riconnettere la memoria storica di quegli anni, quando la violenza contro gli italiani nei territori del confine orientale fu alimentata dal nazionalismo e dal fanatismo ideologico.
Costantino Del Riccio, presidente del comitato consultivo per la comunicazione istituzionale della Fondazione Insigniti OMRI, sottolinea come il Giorno del Ricordo sia un’opportunità per affrontare un capitolo doloroso della storia italiana, segnato da sofferenze immense che non possono essere dimenticate o ridotte a meri episodi di vendetta.
La figura dei Presidenti della Repubblica italiana ha avuto un ruolo cruciale nel mantenere viva la memoria di questi eventi, con gesti simbolici e dichiarazioni che hanno promosso il riconoscimento ufficiale della tragedia delle foibe e dell’esodo.
Presidenti come Carlo Azeglio Ciampi, Giorgio Napolitano e Sergio Mattarella hanno dato grande importanza a questa commemorazione, spingendo per una comprensione storica condivisa, senza strumentalizzazioni ideologiche.
Ognuno di loro ha cercato di mettere in luce non solo la sofferenza degli italiani, ma anche il bisogno di ricostruire un legame di cooperazione e riconciliazione con i Paesi confinanti, come Slovenia e Croazia.
Il processo di riconciliazione, che ha visto gesti simbolici come quelli di Napolitano, Mattarella e i Presidenti di Slovenia e Croazia, ha portato a una progressiva normalizzazione dei rapporti. Il 13 luglio 2020, ad esempio, Mattarella e il Presidente sloveno Pahor hanno partecipato a un minuto di silenzio alla Foiba di Basovizza, sancendo simbolicamente la fine di un lungo periodo di divisioni.
Oggi, le terre un tempo segnate da conflitti sono luoghi di dialogo e progresso, con Gorizia e Nova Gorica che, come Capitale della Cultura Europea nel 2025, rappresentano un segno tangibile della cooperazione tra i popoli dell’Adriatico, forti dei valori di democrazia, libertà e diritti condivisi.