Il 4 novembre è una data di profondo valore storico per l’Italia, un giorno in cui celebriamo l’Unità Nazionale e rendiamo omaggio al contributo delle Forze Armate. La Fondazione Insigniti OMRI, di cui mi onoro di essere co-fondatore e presidente del Comitato consultivo per la comunicazione istituzionale, parteciperà attivamente alle celebrazioni con un evento speciale organizzato insieme alla Prefettura di Messina.
L’evento si terrà nello storico Teatro Vittorio Emanuele di Messina, dove il divulgatore storico Michele D’Andrea, membro autorevole della Fondazione, presenterà una conferenza-spettacolo che condurrà le autorità intervenute e le scolaresche presenti in un suggestivo viaggio attraverso voci, immagini, filmati e suoni per raccontare la storia della Grande Guerra in modo unico e coinvolgente.
proporrà un originale percorso di voci, immagini, filmati e suoni per raccontare la Grande Guerra.
La ricorrenza, che in passato veniva festeggiata la prima domenica di novembre, d’ora in poi sarà sempre ricordata il 4 novembre.
La giornata rievoca l’Armistizio di Villa Giusti, firmato il 3 novembre 1918 nella storica villa veneta di Padova, che segnò la resa dell’Impero Austro-Ungarico e la conclusione della Prima Guerra Mondiale.
L’Italia si collocò tra le nazioni vincitrici, raggiungendo l’unità nazionale tanto desiderata dai padri del Risorgimento e garantendo la sicurezza dei propri confini.
La Grande Guerra fu vista come l’ultima guerra d’indipendenza; non si trattò di un conflitto per l’espansione territoriale, ma di un atto di liberazione, con l’intento di unire Trento e Trieste alla patria.
Il costo umano della guerra fu devastante. Quasi sei milioni di italiani furono mobilitati nei tre anni e mezzo di guerra, con perdite che segnarono profondamente il tessuto sociale dell’Italia.
Circa settecentocinquantamila soldati e circa seicentomila civili persero la vita.
I combattenti e reduci, sostenuti dalle comunità locali, furono i primi a erigere monumenti e apporre lapidi commemorative in onore dei caduti.
L’Italia fu la prima nazione a proclamare l’Anniversario della Vittoria come giorno festivo, una decisione presa nel 1919 dal Governo di Francesco Saverio Nitti. Fu stabilito che le commemorazioni ufficiali sarebbero iniziate nel 1920, ma già nel 1919 si svolsero gesti di memoria.
Il 4 novembre del 1919, Roma si svegliò completamente imbandierata, pronta a festeggiare la vittoria. Una cerimonia militare si svolse a Villa Borghese, mentre la vicina Via Veneto fu rinominata Via Vittorio Veneto.
Per il 1920, l’Anniversario della Vittoria assunse un significato ancora più profondo. La cerimonia di quell’anno portò a Roma tutte le Bandiere di Guerra delle unità in servizio, sia in patria che all’estero.
La manifestazione, conosciuta come la Festa delle Bandiere, si svolse al Vittoriano, dove al termine fu scoperta una corona in metallo, realizzata con il bronzo fuso dei cannoni austriaci.
Un evento di grande significato si verificò nel 1921: la tumulazione del Milite Ignoto, avvenuta al Vittoriano, presso l’Altare della Patria. Un atto di rispetto per tutti i soldati che avevano perso la vita durante la Guerra.
Dal 26 ottobre al 4 novembre, l’intera Nazione seguì idealmente il treno che trasportava la bara, posizionata sull’affusto di un cannone, da Aquileia a Roma, creando un legame profondo tra la commemorazione del 4 novembre e la memoria rituale dei caduti.
Tra il 1928 e il 1943, l’Altare della Patria divenne un simbolo centrale nel cerimoniale del regime fascista, utilizzato per enfatizzare la Grande Guerra come evento fondante del fascismo. Il regime cercò di appropriarsi della memoria del conflitto per legittimare la propria ideologia, trasformando eventi storici in strumenti di propaganda.
Il 4 novembre del 1944, un fante, un marinaio, un aviere e un partigiano salirono i gradini dell’Altare della Patria per rendere omaggio al Milite Ignoto. Questo atto di rispetto rappresentò la prima cerimonia della nuova Italia, mentre il Paese era ancora in guerra e diviso.
Questo evento fu promosso dal Presidente del Consiglio, Ivanoe Bonomi, che ventitré anni prima, sempre in qualità di Presidente del Consiglio, aveva organizzato la sepoltura del Milite Ignoto.
Con la conclusione della guerra e la nascita della Repubblica, il 4 novembre venne confermato nel calendario civile con il nome di Festa dell’Unità Nazionale.
Per rafforzare il legame tra la popolazione e le istituzioni militari, accanto all’omaggio al Milite Ignoto da parte del Presidente della Repubblica, fu introdotta l’iniziativa di aprire le caserme ai cittadini. L’apertura rappresentò un’opportunità per costruire un rapporto di fiducia e rispetto, rendendo le istituzioni militari parte integrante della vita quotidiana dei cittadini.
Col passare del tempo, attraverso la cerimonia si cercò di creare un ponte tra le memorie storiche, trasformando la ricorrenza in un’occasione per onorare i caduti di tutte le guerre, siano esse vittoriose o sfortunate. La Festa divenne così un momento di promozione della riconciliazione nazionale, capace di unire vinti e vincitori nella pietà per il sacrificio della vita, invitando a riflettere sulle scelte compiute.
Nel 1956, il Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi, volontario e decorato durante la Prima Guerra Mondiale, intraprese un viaggio simbolico ripercorrendo a ritroso quello del Milite Ignoto, risvegliando emozioni che si ritenevano sopite. Partendo da Roma, si recò a Gorizia per rendere omaggio al sacrario di Redipuglia, concludendo il suo viaggio a Aquileia.
Il sacrario di Redipuglia divenne simbolo di questa commemorazione, custodendo le spoglie di 100.187 soldati italiani caduti nella Prima Guerra Mondiale: 39.857 identificati e 60.330 ignoti.
Nel 1968, la celebrazione assunse la denominazione di Festa dell’Unità Nazionale, Giornata delle Forze Armate e del Combattente, in coincidenza con l’istituzione del Cavalierato dell’Ordine di Vittorio Veneto, riservato a tutti gli ex combattenti della Grande Guerra che avevano trascorso almeno sei mesi in zona di operazioni.
Nel 1977, la ricorrenza divenne una festa mobile, celebrata la prima domenica di novembre, ma il suo significato andò declinando, accompagnato da una scarsa visibilità e da un’atmosfera austera.
Tuttavia, Sandro Pertini, Presidente della Repubblica dal 1978, contribuì a rinnovare il significato delle celebrazioni. Combattente durante la Prima Guerra Mondiale, antifascista e partigiano, rese omaggio non solo ai caduti, ma anche ai valori di libertà e giustizia per cui tanti avevano lottato.
Negli anni Duemila, grazie all’impulso del capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi, la Festa tornò a essere vissuta in modo significativo. A lui si deve la riapertura del Vittoriano, avvenuta nel pomeriggio del 4 novembre del 2000, e la cerimonia dedicata alla consegna delle insegne dell’Ordine Militare d’Italia.
I Presidenti della Repubblica, Napolitano e Mattarella, hanno continuato a sottolineare l’importanza di questa data come simbolo di memoria condivisa per gli italiani. Il Paese, sebbene devastato e impoverito, nelle trincee sviluppò un forte sentimento di solidarietà.
Né si può dimenticare, come ricordò nel 2008 il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il prezioso contributo delle donne che rimasero a presidio delle famiglie durante il conflitto.
Il capo dello Stato, Sergio Mattarella, ha promosso l’iniziativa di definire ufficialmente la ricorrenza come Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate. L’auspicio del Presidente si è trasformato in legge il 1° marzo 2024, n. 27.
Nonostante le trasformazioni politiche e istituzionali, il 4 novembre continua a essere l’unica festa nazionale che ha attraversato decenni di storia, dall’età liberale al fascismo, fino all’era della Repubblica italiana.
La celebrazione, insieme al 2 Giugno, anniversario della nascita della Repubblica, rappresenta uno dei momenti più alti di unità nazionale e memoria collettiva.
Il 4 novembre rappresenta un simbolo di identità e coesione, un’occasione per onorare il sacrificio di coloro che hanno lottato per un’Italia libera e unita, e per ricordare l’importanza del contributo delle Forze Armate nel garantire sicurezza e difesa della Patria.
– Costantino Del Riccio, presidente del Comitato consultivo della Fondazione Insigniti OMRI per la comunicazione istituzionale, già dirigente del Quirinale, dove ha prestato servizio per 30 anni all’Ufficio Stampa, di cui gli ultimi 15 come vicario del direttore dell’Ufficio Stampa del Presidente della Repubblica.