La Fondazione Insigniti ONRI partecipa alle celebrazioni del Giorno della Memoria delle vittime del terrorismo “nel ricordo di Aldo Moro e delle vittime degli anni di piombo, con una riflessione del Grande Ufficiale dott. Costantino Del Riccio, Presidente del Comitato consultivo della Fondazione per la comunicazione istituzionale
Il Dott Del Riccio è stato Capo dell’Unità Speciale per la Documentazione Stampa del Segretariato Generale della Presidenza della Repubblica dal 2015 al 2022, ha maturato una lunga esperienza nel campo della comunicazione istituzionale. In precedenza sempre al Quirinale ha ricoperto per 15 anni le funzioni di Vicario del Consigliere del Presidente della Repubblica all’interno dell’Ufficio per la Stampa e la Comunicazione.
La sua carriera è iniziata al Ministero dell’interno, dove ha prestato servizio sia nel Dipartimento della Pubblica Sicurezza che nel Gabinetto del Ministro.

Ecco il suo contributo

9 Maggio: nel ricordo di Aldo Moro e delle vittime degli anni di piombo, l’impegno delle Istituzioni per preservare la memoria.
” E’ lei il professor Tritto?”- “Si. Chi parla? “- ” Brigate Rosse…dovrebbe dire alla famiglia dove potrà trovare il corpo dell’onorevole Aldo Moro”.
9 Maggio 1978: la telefonata di Valerio Morucci, brigatista, a un amico e assistente di Moro, segnò l’apice dello scontro tra lo Stato e i gruppi terroristici.
L’assassinio di Moro ebbe un impatto internazionale significativo, diventando il simbolo degli “anni di piombo”. Un attacco diretto ” al cuore dello Stato” che non solo sconvolse l’opinione pubblica ma anche scosse il sistema politico, costretto a difendersi da un tentativo volto a destabilizzare lo Stato democratico attraverso la violenza.
Il 20 settembre 2006, la senatrice Sabina Rossa, figlia di Guido sindacalista genovese ucciso dalle Brigate Rosse, presentò la proposta di istituire una giornata della memoria in onore delle vittime del terrorismo e delle stragi, scegliendo il 9 maggio come data simbolica.
L’ iniziativa trova un precedente nella decisione del Parlamento europeo di ricordare, l’11 marzo, le vittime europee della violenza terroristica, in ricordo della strage di Madrid del 2004, considerata il più grave atto terroristico mai avvenuto in Europa, con un tragico bilancio di 192 morti.
Il disegno di legge, presentato da Sabina Rossa e approvato il 4 maggio del 2007, entrò in vigore con il sostegno del Presidente Napolitano. In una lettera alle Associazioni delle Vittime, egli richiama l’importanza di aver colmato un vuoto nella memoria storica, un aspetto dolorosamente sentito da molti familiari colpiti.
Negli anni precedenti, non erano mancati momenti di commosso riconoscimento, come il conferimento di medaglie d’oro da parte del Presidente Ciampi in memoria delle vittime degli anni di piombo. Tuttavia, si sentiva il bisogno di un gesto ufficiale come quello introdotto con la legge istitutiva del Giorno della Memoria.
Il 14 maggio 2004, un episodio significativo coinvolse Ciampi: una caduta accidentale nell’ appartamento gli causò una frattura alla clavicola destra.
Il cerimoniale cercò di individuare un sostituto per la consegna delle medaglie durante la festa della polizia a Roma, ma Ciampi fu categorico:”Queste medaglie le consegno io, se non posso andare, allora verranno loro al Quirinale”.
Gli insigniti trovarono il Presidente nel Salone delle Feste con il braccio al collo, un foulard al posto della cravatta, la giacca blu appoggiata sulle spalle. Ciampi con piglio deciso, nonostante le difficoltà nei movimenti, iniziò ad appuntare le medaglie.
Come scrisse Mario Calabresi: “Non avevo mai visto lo Stato così umano, non lo avevamo mai sentito così vicino”.
Questo episodio rappresenta una tardiva ma significativa rivisitazione della memoria, mettendo in luce il complesso rapporto con le istituzioni, spesso percepite come assenti, inadeguate o anche corresponsabili della violenza politica di quegli anni.
La celebrazione della Giornata è stata ospitata al Quirinale dal 2008 al 2012, alternandosi poi tra il Senato e la Camera, per ritornare al Quirinale nel 2018 e nel 2023. Quest’anno l’evento si svolge al Senato.
I veri protagonisti delle commemorazioni sono stati i familiari e le Associazioni delle vittime, il cui ruolo è stato cruciale nella ricerca e documentazione. Il loro impegno costituisce un patrimonio di conoscenza per i giovani, gli studiosi e la società civile.
Il Quirinale ha svolto un ruolo fondamentale nel promuovere la memoria delle vittime del terrorismo, fornendo un sostegno essenziale nellla ricostruzione storica.
I Presidenti Napolitano e Mattarella hanno contribuito in modo significativo nel sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza di commemorare coloro che hanno lottato con determinazione contro il terrorismo, ribadendo che non esiste alcuna giustificazione per gli atti terroristici.
Un esempio tangibile dell’impegno istituzionale è rappresentato dal libro “Per le vittime del terrorismo nell’Italia repubblicana”, promosso dal Quirinale nel 2008 e realizzato dal Poligrafico dello Stato. Il volume raccoglie i nomi e i volti di tutte le vittime degli anni di piombo, incarnando la determinazione dello Stato nel contrastare le trame eversive e nel riconoscere nei caduti un punto di riferimento dei valori democratici. Il volume è consultabile: “https://presidenti.quirinale.it/ExPdrAPI/api/11/static/pdf/Vittime_Terrorismo_2EDR%26C-201304.pdf
Nel 2018, Mattarella ha ricordato l’importanza di questa pubblicazione come strumento imprescindibile per conservare la memoria, assicurando che nessun nome, volto, o storia, sarà dimenticato, rappresentando un dovere di memoria nazionale.
Durante la sua prima celebrazione del Giorno della Memoria nel 2008, Napolitano ha efficacemente riassunto il suo significato, definendolo come il pubblico riconoscimento che l’Italia doveva da tempo alle vittime del terrorismo. Questo giorno rappresenta un momento di sostegno morale e di vicinanza umana alle famiglie colpite, invitando il Paese a riflettere sulle esperienze vissute durante quegli anni tra i più angosciosi della sua storia.
Nel corso delle celebrazioni, non sono mancati momenti di forte rilevanza politica, come l’omaggio reso da Napolitano nel 2009 – per la prima volta in una sede istituzionale– alla memoria di Giuseppe Pinelli, vittima di sospetti infondati e poi di una fine tragica. Il Capo dello Stato ha rotto il silenzio su una ferita inscindibile da quella delle 17 vite perse a Piazza Fontana.
Al Quirinale, nella splendida cornice del Salone dei Corazzieri, accanto alla signora Licia Pinelli e alle figlie, prende posto la vedova del commissario Calabresi, la signora Gemma, accompagnata dal figlio Mario.
L’incontro tra le due vedove, i cui cognomi rappresentano uno dei conflitti più emblematici degli anni Settanta, ha catturato l’attenzione delle prime pagine, quasi superando l’importanza delle parole pronunciate da Napolitano e del gesto istituzionale compiuto in quella giornata.
Napolitano e Mattarella, nei loro interventi, hanno evidenziato l’inaccettabile costo umano degli atti terroristici, con la perdita di vite innocenti.
Numerosi sono stati i caduti, tra le forze dell’ordine, gli esponenti più in vista delle istituzioni, magistrati, docenti universitari, uomini di cultura, sindacalisti e giornalisti. I terroristi hanno colpito a volte in modo indiscriminato, ma spesso gli omicidi sono stati mirati a intimidire specifiche categorie di rappresentanti dello Stato.
I vertici istituzionali hanno ripetutamente criticato l’eccessiva attenzione riservata alle parole degli ex militanti della lotta armata. Nel 2010, Napolitano interviene sulle polemiche scaturite dall’intervista televisiva all’ex brigatista Alberto Franceschini. In una lettera al giornalista Corrado Augias, esortò i media a una maggiore responsabilità e invitò gli ex brigatisti a condannare apertamente la natura criminale delle azioni terroristiche, adottando un comportamenti pubblico improntato alla discrezione e alla moderazione.
Sergio Mattarella si distingue come un Presidente in grado di comprendere appieno le sensibilità di coloro che hanno subito la perdita di una persona cara. La sua storia personale contribuisce a far percepire ai familiari delle vittime la sua presenza come quella di: “uno di noi”.
Il Capo dello Stato ha ricordato con vigore l’importanza di una risposta coraggiosa e decisa da parte delle forze politiche e sociali di fronte alla minaccia terroristica. Ha sottolineato come la democrazia rappresenti il migliore antidoto contro la violenza, nonché lo strumento più efficace per proteggere la vita e la dignità umana.

Costantino Del Riccio