Il contributo di Costantino Del Riccio, Presidente del Comitato consultivo della Fondazione Insigniti OMRI per la Comunicazione Istituzionale e già dirigente dell’Ufficio Stampa del Quirinale, si concentra sulla storia e sul significato del Tricolore, simbolo di unità e identità nazionale, celebrato ogni anno il 7 gennaio. Con una solida esperienza nelle istituzioni e nella comunicazione istituzionale, Del Riccio offre una riflessione approfondita su come la bandiera italiana abbia accompagnato la nazione attraverso i momenti cruciali della sua storia, dall’adozione del Tricolore nel 1797 da parte della Repubblica Cispadana, fino alle celebrazioni più recenti.
Il contributo si snoda lungo un percorso storico e simbolico, esplorando come il Tricolore sia diventato il vessillo della Giovine Italia, della Repubblica Romana del 1849 e, successivamente, il simbolo di un’Italia unita nel corso del Risorgimento. Del Riccio illustra anche come la bandiera sia stata adottata e valorizzata dai diversi presidenti della Repubblica, da Sandro Pertini a Carlo Azeglio Ciampi, che ne hanno elevato il valore simbolico, trasformandolo in un elemento centrale dell’identità nazionale e della memoria collettiva.
In particolare, il contributo sottolinea come il Tricolore non sia solo un simbolo visibile della Repubblica, ma anche un segno di un percorso di unificazione e di libertà, che ha accompagnato l’Italia nelle sue sfide storiche, politiche e sociali. Del Riccio evidenzia il ruolo cruciale che il Tricolore ha giocato anche nella Resistenza e nelle celebrazioni della Repubblica, fino al Bicentenario nel 1997 e alle celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia.
Nel suo scritto, Costantino Del Riccio analizza anche l’importanza del Tricolore come simbolo di identità costituzionale, riaffermando il suo legame indissolubile con i principi democratici sanciti dalla Costituzione italiana. Grazie alla sua lunga carriera al Quirinale e alla sua esperienza nella comunicazione istituzionale, Del Riccio fornisce una prospettiva unica e autorevole su come la bandiera italiana sia diventata un simbolo riconosciuto non solo in Italia, ma anche nel mondo, testimoniando i valori di unità, libertà e indipendenza che la rendono un pilastro della nostra nazione.
Il 7 gennaio del 1797, a Reggio Emilia, si scriveva una pagina importante della storia italiana: su proposta del deputato Giuseppe Compagnoni, la Repubblica Cispadana adottava il tricolore come simbolo ufficiale. Quel vessillo segnava l’inizio di un percorso destinato a diventare il cuore dell’identità nazionale.
Nella bandiera cispadana, le tre strisce erano disposte orizzontalmente, con il rosso in cima, seguito dal bianco e dal verde.
Pochi mesi dopo, il tricolore varcò i confini italiani: fu il conte Ferdinando Marescalchi, rappresentante della Repubblica Cisalpina, a esporlo a Vienna in occasione del Trattato di Campoformio.
Il tricolore accompagnò l’intero periodo risorgimentale, diventando il vessillo della Giovine Italia di Giuseppe Mazzini e della Repubblica Romana del 1849.
Carlo Alberto, re di Sardegna, comprese il potenziale politico della bandiera e, con una scelta strategica, adottò il Tricolore, aggiungendo lo stemma sabaudo.
In piena lotta antiaustriaca, questa decisione trasformò il Tricolore nel simbolo ideale per rappresentare l’aspirazione a un’Italia unita sotto una sola bandiera.
Nel XX secolo, il Tricolore accompagnò il Paese nei conflitti mondiali. Durante la Resistenza, il vessillo tornò a sventolare nelle mani del Corpo Volontari della Libertà, che coordinava le azioni militari delle formazioni partigiane.
Nel giugno del 1946, un decreto presidenziale stabilì ufficialmente la foggia della bandiera italiana, confermata poi nell’articolo 12 della Costituzione.
Inserito tra i Principi fondamentali, quel riconoscimento non fu una semplice formalità: i Costituenti vollero che il Tricolore rappresentasse non solo un simbolo, ma un valore fondante della neonata Repubblica.
L’importanza del momento emerge chiaramente dai verbali dell’Assemblea Costituente. Durante la seduta, il Presidente Meuccio Ruini dichiarò: “Pongo ai voti la nuova formula proposta dalla Commissione: ‘La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a bande verticali e di eguali dimensioni’”.
Alla proclamazione del risultato, l’intera Assemblea e il pubblico presente si alzarono in piedi, accompagnando l’approvazione con prolungati applausi.
Quel gesto sanciva il legame indissolubile tra i valori repubblicani e il Tricolore, che ha percorso un lungo cammino. Ha accompagnato le missioni dei nostri soldati in ambito ONU, è stato suggestivamente dipinto nel cielo durante le esibizioni della pattuglia acrobatica dell’Aeronautica, ha illuminato i grandi momenti sportivi, iniziando dal 1954, quando fu issato sulla cima del K2 dell’Himalaya da Achille Compagnoni e Lino Lacedelli.
La bandiera italiana non è solo il segno distintivo dello Stato sul piano internazionale, ma incarna anche la memoria storica e l’identità costituzionale.
Questo legame profondo emerse durante i lavori della Costituente nel 1947, anno in cui ricorrevano i 150 anni della bandiera cispadana.
Alla cerimonia commemorativa tenutasi a Reggio Emilia partecipò Enrico De Nicola, Capo provvisorio dello Stato, a testimonianza dell’importanza istituzionale dell’evento.
Il discorso ufficiale fu affidato allo storico Luigi Salvatorelli, le cui parole risuonarono come un monito e una speranza: “Il nostro popolo è un popolo giovane, che ha dinanzi a sé l’avvenire. Il tricolore non è abbassato. Esso simboleggia la persistente ragion d’essere dell’Italia una in un mondo rinnovellato; esso ci addita la via per la salvezza della Patria. Nell’unità d’Italia è il segreto del nostro avvenire”.
Cinquant’anni prima, nel 1897, per il centenario della bandiera cispadana, fu Giosuè Carducci a tenere l’orazione ufficiale, definendo il Tricolore come: “Il Natale della Patria”.
Il poeta riconobbe nella bandiera un valore precursore rispetto all’Unità d’Italia, chiamandola “nazionale” perché preesistente alla nascita dello Stato unitario.
Un secolo dopo, il 7 gennaio 1997, il Bicentenario fu celebrato a Reggio Emilia alla presenza del Presidente Oscar Luigi Scalfaro. Tra i presenti, otto parlamentari dell’Assemblea Costituente che, cinquant’anni prima, avevano votato l’art. 12 della Costituzione.
Il discorso ufficiale fu affidato al poeta Mario Luzi, mentre il Maestro Claudio Abbado diresse il concerto commemorativo.
Anche il Presidente Giorgio Napolitano, nel 2011, scelse Reggio Emilia per inaugurare le Celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Il professor Alberto Melloni tenne la prolusione, definendo il tricolore come una “bandiera politica”, simbolo della volontà di unificazione e di una comune visione del futuro.
Il giorno seguente, a Ravenna, Napolitano ricordò il valore identitario della bandiera: “Il Tricolore è la bandiera di una Nazione che ha radici antiche, nelle quali possono riconoscersi gli italiani di ogni parte; ed è la bandiera di uno Stato che nacque con le insegne della monarchia sabauda, ma che è diventato Repubblica, fondata nella Costituzione”.
Il Presidente Sergio Mattarella ha spesso ricordato come il Tricolore incarni i valori sanciti dalla Costituzione, rappresentando un filo conduttore che ha accompagnato le varie fasi della storia unitaria dell’Italia.
Tra i ricordi più vivi e significativi legati al Tricolore, spicca quello del Presidente Sandro Pertini. Le immagini che lo ritraggono mentre bacia la bandiera restano impresse nella memoria, così come il suo modo di ridare dignità alla parola Patria, pronunciata con lo stesso spirito dei combattenti per la libertà e la democrazia.
La presidenza di Sandro Pertini ha avuto il merito di rivalutare il Tricolore come elemento centrale dell’identità di un Paese.
Un’eredità raccolta e amplificata dal Presidente Carlo Azeglio Ciampi, che ha dedicato gran parte del mandato alla riscoperta dei simboli nazionali, rendendoli protagonisti del sentimento collettivo italiano.
“Il Tricolore in ogni casa, in ogni famiglia” fu l’esortazione lanciata da Ciampi nel 2001, dai campi di Solferino e San Martino, un luogo carico di memoria risorgimentale. Con quelle parole, il Presidente intendeva restituire ai simboli della Repubblica la visibilità e il rispetto che meritano, legandoli ai valori dell’ordinamento istituzionale.
Indelebili nella memoria restano le immagini dei solenni omaggi alla bandiera italiana, sia nelle province del Paese sia durante le visite all’estero. Particolarmente toccanti sono i ricordi del Presidente Carlo Azeglio Ciampi, visibilmente commosso mentre accarezzava il Tricolore avvolto attorno alle bare di militari caduti al servizio del Paese.
Ogni anno, il 7 gennaio, si celebra l’anniversario della nascita del Tricolore. Nella piazza del Quirinale, il Reggimento dei Corazzieri, in tenuta di Gran Gala, esegue la suggestiva cerimonia del Cambio della Guardia in forma solenne, accompagnata dalle note della fanfara del 4° Reggimento a Cavallo.
Per lungo tempo, i tre colori della bandiera italiana non hanno avuto una codifica cromatica precisa, rimanendo identificati genericamente come verde, bianco e rosso. A colmare questa lacuna ha provveduto una commissione presieduta dal Presidente Emerito della Corte Costituzionale, Renato Granata, che, tra il 2002 e il 2006, ha definito i colori ufficiali del Tricolore attraverso i “Codici Pantone”.
Il corretto utilizzo del Tricolore è regolato da norme legislative e da consuetudini internazionali suggerite dal rispetto sostanziale e formale che tutti i popoli nutrono per il loro massimo simbolo.
Specifiche disposizioni individuano le sedi e gli enti che sono tenuti all’esposizione quotidiana del Tricolore e indicano le ricorrenze nelle quali la bandiera deve sventolere davanti a tutti gli uffici. Normalmente l’esposizione avviene in tandem con quella della bandiera europea.