L’articolo di Costantino Del Riccio, Presidente del Comitato consultivo della Fondazione Insigniti OMRI per la comunicazione istituzionale, esplora l’impegno civile dei Presidenti della Repubblica italiana nella memoria della Shoah, evidenziando come questo impegno si articoli non solo in cerimonie commemorative, ma anche in azioni concrete per educare le nuove generazioni. Il testo sottolinea come, attraverso il Giorno della Memoria, i Presidenti della Repubblica abbiano costantemente promosso il ricordo delle vittime dell’Olocausto e la lotta contro l’antisemitismo. In particolare, vengono analizzati i gesti significativi di Carlo Azeglio Ciampi, Giorgio Napolitano e Sergio Mattarella, che hanno contribuito a rendere la memoria storica un fondamento della coesione nazionale e dell’identità italiana. Oltre alla commemorazione, si evidenziano iniziative educative, come i “Viaggi della memoria” e le testimonianze di sopravvissuti, che sono strumenti cruciali per mantenere viva la memoria dell’Olocausto e per costruire una cultura della pace e della dignità umana.

 

Il prossimo 27 gennaio, in occasione del Giorno della Memoria, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sarà a Auschwitz per commemorare l’80° anniversario dalla liberazione del campo di sterminio nazista. Questo luogo simbolo del male assoluto non segna solo la fine di un incubo, ma anche l’inizio di una riflessione collettiva su quanto accaduto e sulla necessità di non dimenticare.

Era il 27 gennaio del 1945 quando i soldati della 60° divisione di fanteria dell’Armata Rossa si trovarono di fronte al cancello di Auschwitz, contrassegnato dalla scritta “Arbeit Macht Frei” (Il lavoro rende liberi).

Questo campo non era solo il più grande centro di sterminio nazista, ma un meccanismo di morte pianificato con orrore e brutalità nel cuore dell’Europa.

Consapevole dell’importanza di ricordare e trasmettere il significato di questa tragedia, il Parlamento italiano, nel 2000, istituì il “Giorno della Memoria“, da celebrare ogni anno il 27 gennaio.

Questo atto simbolico sancisce l’impegno delle istituzioni a custodire il ricordo della Shoah, affinché le nuove generazioni possano comprendere l’importanza di opporsi a ogni forma di discriminazione, razzismo e totalitarismo.

Il 27 gennaio è una data fondante nel “percorso della memoria” tracciato dalla Presidenza della Repubblica, un itinerario per rafforzare la coesione e l’identità nazionale attraverso la consapevolezza storica.

Il Quirinale si è fatto promotore di una politica della “memoria condivisa”, un esempio di pedagogia civile che valorizza non solo i grandi eventi, ma anche i luoghi e simboli carichi di significato storico.

Ogni anno, il Quirinale diventa il fulcro di una commemorazione in cui passato e futuro si intrecciano.

Le più alte cariche dello Stato si uniscono ai sopravvissuti, testimoni viventi dell’orrore nazista, portatori di una memoria tanto dolorosa quanto necessaria.

A rendere vivo questo dialogo vi sono gli studenti protagonisti dei “Viaggi della memoria”, e del concorso “I Giovani ricordano la Shoah”, progetti educativi che offrono alle nuove generazioni l’opportunità di confrontarsi con la storia visitando i luoghi della Shoah, ascoltando i racconti dei sopravvissuti.

Hanno portato le loro drammatiche testimonianze figure straordinarie come Sami Modiano, la Senatrice a vita Liliana Segre, Pietro Terracina, la scrittrice Edith Bruck, Alberto Sed e Franco Schonheit.

La legge che ha istituito il “Giorno della Memoria” è entrata in vigore durante la presidenza di Carlo Azeglio Ciampi, figura che si è sempre mostrata vicino alla comunità ebraica.

Un legame rafforzato dalle sue origini livornesi, città che vanta una storica comunità ebraica e  che ha dato all’Italia personalità di grande rilievo, come il Rabbino Capo Elio Toaff.

Ciampi e Toaff condividevano una lunga e affettuosa amicizia, nata negli anni giovanili e proseguito con stima reciproca.

Lo stesso Presidente ricordava: “Da giovane entrai nella casa paterna a Livorno per chiedere un consiglio di studio al padre di Elio, all’epoca stimato Rabbino della comunità. Anni dopo ci siamo ritrovati a Roma, ma i sentimenti di stima e amicizia nei confronti della famiglia Toaff e di Elio non sono mai cambiati”. Per Ciampi, Toaff rappresentava un esempio di dignità e ispirazione, sia come custode delle tradizioni ebraiche sia come cittadino italiano, capace di conciliare la propria identità religiosa con l’impegno civile.

Nell’ottobre del 1999, Ciampi visitò Israele. Un momento toccante della visita fu la tappa al Museo Yad Vashem, il memoriale dell’Olocausto. La delegazione italiana visse quell’esperienza con un profondo senso di commozione e con la consapevolezza di non essere mai davvero preparati a fronteggiare l’immensità di quell’orrore.

Per Ciampi, il tema della memoria rappresentò un punto fermo del mandato presidenziale. Già durante le prime cerimonie al Quirinale affermò: ” C’è anzitutto il dovere della memoria nei confronti di coloro che la barbarie del secolo condusse alla morte, spesso con una ferocia inimmaginabile“.

In molte occasioni, Ciampi ricordò il peso storico delle leggi razziali del 1938, definendole il più grave tradimento dei principi del Risorgimento italiano, al cui successo gli ebrei avevano contribuito in modo determinante.

Ciampi, nel corso del settennato, conferì, onorificenze motu proprio a figure che incarnarono il coraggio e la memoria degli orrori della Shoah. Tra i destinatari vi furono: Don Aldo Brunacci, Canonico della cattedrale di San Rufino di Assisi, Agata Herskovitz, nota come Goti Bauer, deportata il 16 maggio 1944 ad Auschwitz, Mario Rigoni Stern, scrittore e testimone della deportazione nei campi di prigionia della Prussia orientale e dell’Est europeo e Piero Terracina, anch’egli deportato il 16 maggio 1944 ad Auschwitz.

Il 25 aprile del 2006, Ciampi consegnò la Medaglia d’Oro al Valor Civile alla vedova e al figlio di Gino Bartali, il campione di ciclismo che, durante l’occupazione nazi-fascista, aiutò centinaia di ebrei a sfuggire alla deportazione.

Lo Yad Vashem conferì, nel 2013, a Gino Bartali il titolo di “Giusto fra le Nazioni“.

Il nome del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, resterà legato alla memoria di Stefano Gaj Taché, il bambino di soli due anni ucciso nell’attacco terroristico alla Sinagoga di Roma, nell’ottobre del 1982.

Il Presidente si impegnò affinchè il piccolo Stefano fosse inserito nelle liste delle vittime di terrorismo. Nel 30°anniversario dell’attentato, consegnò al fratello Gadiel Tachè la Medaglia d’Oro in memoria di Stefano, dichiarando che la sua   morte non doveva più essere vista come una tragedia ebraica, ma come una tragedia nazionale.

L’instancabile impegno di Napolitano nella lotta contro l’antisemitismo gli valse il conferimento del titolo di Doctor Philosophiae Honoris Causa da parte dell’Università Ebraica di Gerusalemme.

Nel 2014, Shimon Peres, allora Presidente di Israele, gli consegnò al Quirinale la “The Presidential Award of Distinction“, la più alta onorificenza civile israeliana. Fu la prima volta che questa cerimonia si svolse al di fuori del territorio di Israele.

Napolitano nel corso delle iniziative per il Giorno della Memoria, si è distinto per un appello chiaro e inequivocabile a combattere ogni forma di antisemitismo, includendo esplicitamente l’antisionismo, sottolineando come esso non metta in discussione solo la religione, la cultura e la tradizione ebraica, ma anche le fondamentale storiche e spirituali della nascita dello Stato di Israele, rivendicandone il diritto all’esistenza e alla sicurezza.

Nel 2008, il Presidente dedicò le celebrazioni del Giorno della Memoria all’epopea dei Giusti, coloro che, a rischio della propria vita, salvarono anche le nostre coscienze e che furono i pionieri e i primi costruttori di un mondo di pace.

Il 31 gennaio del 2015, nel suo primo gesto da Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, rese omaggio alle Fosse Ardeatine, luogo simbolo della brutalità nazista. Qui, nel marzo del 1944, 335 vittime furono massacrate in rappresaglia per l’attentato partigiano di via Rasella.

La visita, svolta in forma privata, mise subito in evidenza la sensibilità del Capo dello Stato sul tema della “memoria storica” considerata fondamento imprescindibile delle istituzioni democratiche.

Nel discorso d’insediamento, il 3 febbraio 2015, Mattarella ricordò Stefano Tachè ” Nostro bambino, bambino italiano” e il 1° aprile ricevette al Quirinale i familiari di Stefano.

Sul tragico episodio tornò in occasione del 35° anniversario dell’attentato, definendolo un crimine contro l’umanità e gesto vile contro Roma e l’Italia intera.

Il 30 ottobre del 2016, nel suo intervento all’inaugurazione dell’Anno accademico dell’Università Ebraica di Gerusalemme, Mattarella condannò il regime fascista, ricordando come avesse escluso e ripudiato una componente del popolo italiano, quella di origine ebraica, che aveva dato un contributo significativo alla vita civile del Paese, sin dai tempi del Risorgimento.

Nell’ottantesimo anniversario della promulgazione delle leggi razziali del 1938, nominò Liliana Segre, sopravvissuta ad Auschwitz, Senatrice a vita: per il suo costante impegno a mantenere viva la memoria dell’Olocausto.

Mattarella ha nominato Cavalieri di Gran Croce “motu proprio“: Sami Modiano, Edith Bruck.

Sami Modiano ha parlato in diverse occasioni al Quirinale raccontando gli orrori dei campi di concentramento, commuovendo con la potenza della sua testimonianza.

Edith Bruck, scrittrice, ha raccontato dell’impegno morale assunto con le sue compagne di prigionia: dedicare il resto della vita a mantenere viva la memoria.

Nel 2023, Mattarella sottolineò come, nonostante gli anni trascorsi, il senso dello sconforto, il vuoto esistenziale e la pena per le vittime innocenti rimangono immutati.

Il Presidente ha inoltre ricordato, in diversi interventi, i militari italiani deportati nei campi di concentramento tedeschi evidenziando come pochissimi di loro cedettero in cambio di condizioni di vita più accettabili, mente la stragrande maggioranza rimase compatta, nonostante la fame, le sofferenze, il freddo e i ricatti dei loro aguzzini.

Il 18 Aprile del 2023, il Presidente prese parte alla “Marcia dei Vivi”, il pellegrinaggio annuale a Auschwitz che vede la partecipazione dei sopravvissuti all’Olocausto.

Nel 2024, durante la celebrazione del Giorno della Memoria, Mattarella ribadì il legame profondo tra la Repubblica Italiana e le comunità ebraiche, sottolineando come queste siano parte integrante della nazione.

Nella stessa circostanza condannò il feroce attacco di Hamas contro Israele, avvenuto il 7 ottobre 2023, un evento che non aveva risparmiato ragazzi, bambini e persino neonati. Espresse altresì profondo dolore per le numerose vittime civili palestinesi nella Striscia di Gaza.

Nel suo intervento, ricordò l’importanza di riconoscere il diritto di ogni popolo a vivere in pace e sicurezza, evidenziando come chi ha sofferto tentativi di cancellazione della propria identità debba garantire agli altri il diritto alla libertà e alla sovranità.

Tra le iniziative volte a preservare la memoria ricordiamo “Le Pietre d’Inciampo” nate dall’idea dell’artista berlinese Gunter Demnig: piccole targhe di ottone della dimensione di un sanpietrino poste davanti all’abitazione delle vittime su cui sono incisi nome e cognome, data di nascita, luogo di deportazione e data di morte.

“Un inciampo – come disse Napolitano nel gennaio del 2015 – non fisico, ma visivo e mentale, per far fermare a riflettere sulle atrocità naziste ogni volta ci si passa vicino”.

Costantino Del Riccio